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Truffa alle poste ai danni di anziani e disabili

Le vittime di questa maxi truffa sono stati anziani e disabili, con buoni postali o titoli di valore. I fatti si svolgono alle porte di Reggio Calabria, dove è stata sgominata una banda di malviventi che ha truffato diverse persone.

Ad oggi si conta un bottino di circa quattro milioni di euro, sottratto a 45 persone; ma le indagini sono in atto e non si esclude l’aumento del numero delle vittime.

 

La truffa

Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dirette dal pm Giovanni Gullo ha svelato il meccanismo della truffa. I malviventi approfittavano della buona fede delle vittime, entravano in casa e con una scusa si facevano consegnare i documenti dei proprietari e i buoni postali che poi rubavano o fotocopiavano. Successivamente con la complicità dei direttori degli uffici postali e di alcuni addetti allo sportello riuscivano a convertire in denaro i buoni e trasferirli su conti correnti e carte prepagate.

In alcuni casi erano i dipendenti degli uffici postali a passare i dati e copia dei buoni postali ai “furbetti”, dati di persone anziane o residenti all’estero, in modo da poterli copiare e successivamente incassare il denaro equivalente.

Le vittime venivano individuate maggiormente in Calabria, ma anche nel resto delle regioni d’Italia.

anziani

La banda

La banda composta da 29 persone, di cui 11 arrestate e 19 finite agli arresti domiciliari, vantava la collaborazione di due complici speciali. Due direttori di uffici postali, che in cambio di una percentuale, dava l’appoggio e informazioni utili delle potenziali vittime.

 

Con la complicità di funzionari e impiegati degli uffici postali la banda riusciva ad attuare i colpi indisturbata. Oltre i complici anche il sistema informatico, con la presenza di buchi, e l’assenza di controlli tempestivi, dava adito ai malviventi di agire con sicurezza.

 

Un bottino da quasi quattro milioni di euro, derubati a circa 45 persone, anziani e disabili.

 

La corruzione

A dare manforte alla banda erano i direttori degli uffici postali e i dipendenti infedeli che per chiudere un occhio avevano diritto ad una percentuale sul colpo del 20%.

A discapito di anziani e disabili che si fidavano e in buona fede mostravano documenti a dei perfetti sconosciuti.

 

La scoperta

Le indagini sono partite grazie alla denuncia di uno degli anziani truffati. E in poco tempo gli investigatori erano sulle tracce della banda, già da subito è emerso che la truffa non era limitata ad una vittima e riguardava cifre da capogiro.

L’anziano che ha fatto la denuncia si era accorto della sparizione dei suoi buoni fruttiferi per un valore di 400 mila euro e di un libretto postale contenente più di 50 mila euro che è stato svuotato.

 

Un funzionario delle poste ha inviato la segnalazione alle Poste centrali insospettito dall’anomalo numero di buoni riscossi negli uffici postali di Platì, Africo e Gioiosa Jonica.

Uffici di piccole dimensione dove stranamente venivano monetizzati buoni fruttiferi e postali emessi da sedi in tutta Italia. Successivamente analizzando le transazioni le procedure risultavano viziate da piccole anomalie.

 

Il sequestro

E’ stato disposto il sequestro di tutto il materiali in possesso dei 29 indagati. Gli investigatori sono alla ricerca del “tesoro” sottratto dai truffatori, una ricerca lunga e complicata dovuta al labirinto di carte ricaricabili su cui sono stati trasferiti i soldi.

 

Poste Italiane si ritiene parte lesa

L’azienda Poste Italiane si ritiene parte lesa nella vicenda, e assicura di aver assunto immediati provvedimenti nei confronti degli indagati. I componenti della banda non lavorano più negli uffici postali, sono stati sospesi con effetto immediato, e alcuni di essi erano già stati licenziati nel 2015 in seguito ad irregolarità interne già accertate.

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