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Referendum autonomia: e i disabili?

Domenica 22 ottobre 2017 i residenti in Lombardia e Veneto saranno chiamati a votare per il Referendum per l’Autonomia Regionale. Il quesito per la Regione Lombardia riporta la seguente domanda:

“Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?”

Potranno esercitare il potere di voto tutti coloro che hanno compiuto la maggiore età al momento della votazione, e che risiedono nelle regioni interessate.

Contrariamente a quanto afferma la legge, non tutti possono accedere al voto. Vi sono categorie esonerate: stiamo parlando di tutti i cittadini con disabilità.

In molti paesi, non solo in Italia, i cittadini disabili hanno impedimenti che rendono impossibile l’accesso alle urne: le barriere architettoniche. Vi sono ancora troppe ostacoli, nonostante il voto spesso si volge in luoghi pubblici di alto afflusso, come le scuole. Le scuole, per legge, dovrebbero già essere attrezzate in modo da abbattere le barriere architettoniche con ausili come rampe, ascensori, o montascale.

Pedana montascale

Pedana montascale

 

“Il diritto alla partecipazione politica e al voto sono il cuore della democrazia e della cittadinanza, e sono anche diritti iscritti nella Convenzione Onu sulla disabilità – riferisce l’Edf (European Disability Forum) – che l’Unione europea e gli Stati membri hanno ratificato, obbligandosi così a rendere effettivi questi diritti per tutti i cittadini con disabilità. Eppure a milioni di persone con disabilità in Europa non è permesso di esercitare questo fondamentale diritto”.

 

La Costituzione Italiana riconosce il diritto al voto per le persone con disabilità, ma in pratica le barriere architettoniche rendono inaccessibile i seggi e in conseguenza impossibile il voto alle persone con disabilità motorie. Inoltre non esiste un regolamento che obbliga la traduzione dei documenti elettorali in linguaggi accessibili, come il Braille (scrittura per ciechi) o la Lis (linguaggio facile da leggere).

 

VOTO A DOMICILIO PER PERSONE NON DEAMBULANTI

Per chi ha disabilità motorie si è istituita, con la Legge n. 46 del 7 maggio 2009, subentrata alla Legge n. 22 del 27 gennaio 2006, la possibilità di esercitare il proprio voto a domicilio. Il voto a domicilio può essere richiesto, entro quindici giorni dalla data delle votazioni, dagli elettori affetti da gravissime infermità, da persone non trasportabili, il cui spostamento dall’alloggio dove risiedono risulta impossibile. Può avvalersi del voto a domicilio anche chi è affetto da gravissime infermità, le cui condizioni richiedono la dipendenza continua e vitale da apparecchiature elettromedicali.

 

VOTO ASSISTITO PER ALTRE DISABILITA’

Per disabilità come la cecità, amputazione delle mani o degli arti superiori, paralisi, o altri gravi impedimenti la Legge Italiana permette di esercitare il diritto al voto con l’assistenza in cabina di un altro elettore scelto come accompagnatore. In questi casi il disabile dovrà presentare documentazione sanitaria con certificato che attesta l’impossibilità di esercitare il diritto al voto in maniera autonoma.

 

Le persone con sindrome di Down, come tutte le persone con disabilità intellettiva, acquisiscono con la maggiore età gli stessi diritti e doveri di tutti i cittadini, primo fra tutti quello di voto.

 

La vita di un disabile non è facile, e a oggi, nel 2017 presenta ancora troppi impedimenti e “divieti”. La disabilità non deve essere una discriminazione.

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